San Floro
Inizia un viaggio insieme a noi a San Floro e le sue colline, tra la riscoperta delle antiche tradizioni e una calda ospitalità, terra di antichi mulini e dell'allevamento del baco da seta
Leggi TuttoIl borgo di San Floro è come una piccola perla incastonata sulle colline ad est di Catanzaro, a pochi chilometri dal Golfo di Squillace. Ad un’altezza di 260m s.l.m., esso offre una vista mozzafiato sull’ampia vallata e conserva una suggestiva configurazione dell’abitato, con stradine anguste e antichi palazzi. Anche il tessuto sociale è molto caratteristico perché legato a tradizioni millenarie che, ancora oggi si tramandano, grazie al profondo legame di molti giovani con la loro terra di origine. Una squisita ospitalità, inoltre, è parte integrante del fare di queste genti, tanto che è difficile non sentirsi a casa quando capita di recarsi da quelle parti. Un tratto, quest’ultimo, che accomuna sicuramente quasi tutti i paesi calabri.
L'area su cui sorge il borgo era abitata sin dall'era neolitica e alcuni millenni più tardi, fu sotto il dominio della colonia magno greca di Skylletion, che era interessata soprattutto allo sfruttamento delle ingenti risorse agricole che il territorio offriva. Allora, come oggi, infatti il centro abitato è circondato da boschi, ampi pascoli e frutteti, per cui le attività legate alla terra sono da sempre parte del costume degli abitanti del borgo, che ne hanno fatto la loro massima fonte di sostentamento.
La posizione geografica, che lo vede aggrappato allo sperone di un ripido pendio, gli ha conferito nei secoli la funzione di baluardo difensivo. Ecco perché nella piazza principale del paesino sorge un castello, edificato probabilmente nel XV secolo. San Floro fu un casale di Squillace ad appartenne alle famiglie Strivieri, Mangione, Marincola e infine ai Caracciolo. Con l’arrivo dei Francesi, divenne comune autonomo e con il riordino amministrativo del 1811, diventò un comune inserito nel circondario di Borgia e tale rimase anche dopo la riorganizzazione dei borboni del 1° maggio 1816.
Il terribile sisma che colpì la Calabria nel 1783, mise in ginocchio anche il piccolo borgo di San Floro. Ci furono morti e distruzione. Furono poche le strutture importanti che riuscirono a sopravvivere, tra queste il castello (che tuttavia riportò ingenti danni) e la chiesa di San Nicola, quasi completamente ricostruita ed elevata a chiesa principale dopo la distruzione della vecchia chiesa Matrice, quella di Santa Caterina, situata al posto dell’attuale palazzo municipale.
Dal punto di vista socio-economica, una delle attività più importanti fu la lavorazione della seta, con le sue diverse fasi: dalla gelsi bachicoltura, all’estrazione del filo e alla sua tessitura. Un’arte di origine bizantina che andava a confluire con la prospera manifattura tessile che per secoli costituì la principale fonte di benessere per la vicina Catanzaro. San Floro infatti, tra il 1300 e il 1700 circa, costituì uno dei principali centri di fornitura di seta greggia, che arrivava nelle filande dell’odierno capoluogo calabro per essere lavorata e tessuta, dando origine a splendidi manufatti conosciuti e apprezzati in tutta Europa.
Oggi è possibile rivivere la magia di quell’epoca visitando la Cooperativa “Nido di seta”. Nata per opera dei tre giovani sanfloresi, Domenico Vivino, Miriam Pugliese e Giovanna Bagnato, essa offre una suggestiva immersione nella natura incontaminata di un vasto gelseto, dove ci si può cimentare, oltre che nella raccolta delle more, anche nell’allevamento dei bachi e nella “trattura” della seta, ovvero l’estrazione del preziosissimo filo dal bozzolo. I ragazzi hanno anche ripreso l’arte della tintura dei tessuti serici con prodotti naturali e la tessitura di piccoli manufatti.
Inoltre, nel Museo didattico della seta, gestito dalla Cooperativa, è possibile ammirare antichi cimeli legati all'antica arte, dei preziosi manufatti antichi e la nuova sezione “Seta dal mondo”, frutto di viaggi a scopo di confronto e scambio di esperienze, compiuti dai giovani al fine di accrescere le proprie competenze in materia.
Tra i giovani sanfloresi che hanno deciso di restituire lustro al proprio territorio, ridando vigore alle sue antiche attitudini, c’è anche Stefano Caccavari, partito con il progetto “Orto di famiglia”, nato dall’idea di impiegare un vasto appezzamento di terreno di sua proprietà, dandolo in affitto a vari consumatori, che lo coltivano con metodi biologici e ne raccolgono i frutti. Il giovane in seguito ha anche dato vita ad un’iniziativa ben più ambiziosa, ovvero quella di riprendere la filiera del grano.
In passato a San Floro erano in funzione ben nove mulini a pietra e il ragazzo ha acquistato, mediante il crowdfounding, due antiche macine in pietra per creare il Mulino di San Floro ed ha restaurato un casolare agricolo abbandonato, situato nell’antica valle dei mulini.
Oltre al grano e alla seta, occorre ricordare la tradizionale lavorazione dei fichi bianchi, essiccati secondo la tradizione al sole. L’attaccamento alle proprie radici e a quelle tradizioni che si ripetono, quasi come dei rituali, si espleta anche nella venerazione del Santo Patrono, che da anche il nome al borgo.
San Floro Martire, insieme a suo fratello Lauro, diede la vita per difendere la sua fede cristiana. Egli incontrò la morte dopo essere stato calato in un pozzo e sepolto vivo. I sanfloresi lo celebrano ogni anno, il 18 agosto, con una messa solenne e la tipica processione per le vie del paese.
San Floro
Angela Rubino
Terre Ioniche
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2016-07-19 12:26:48
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