Davoli

Visita insieme a noi Davoli , un borgo dalle terre selvatiche e inesplorate testimoni di un antico passato, terra degli antichi Feaci che accolsero Ulisse dopo un naufragio.

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Situato alle falde nord-orientali del monte Trematerra, a circa 400 m sul livello del mare, il borgo di Davoli rappresenta un altro interessante tassello del variegato mosaico che compone il territorio della Calabria ionica. Un’area inesplorata, magica, dai tratti leggendari e variegati, la cui scoperta equivale a percorrere le orme di una storia millenaria.

Uno scenario marino, montano e insieme collinare caratterizza un territorio fortemente suggestivo, la cui storia, ancora oggi è velata da una coltre di mistero. Molto scarse sono, infatti, le fonti storiche che attestino l’origine del borgo di Davoli, che si suppone sia stato fondato da popolazioni greche. A sostegno di questa tesi, ci sarebbe la sua antica denominazione “Daulis”, che si suppone derivi da Daulia, città greca della Focide da cui proverrebbero i suoi fondatori.

Ancora la toponomastica, insieme alla straordinaria somiglianza tra gli scenari marini di Davoli e quelli descritti nelle pagine dell’Odissea, fanno supporre che quei luoghi corrispondano alla terra dei Feaci, dove Ulisse si rifugiò dopo il naufragio.

Storia e leggenda si mescolano in un’atmosfera di grande suggestione, in cui sembra siano i luoghi stessi a raccontare le vicende che furono. E lo fanno attraverso la loro stessa conformazione morfologica: le coste raccontano di quelle genti che ivi si insediarono formando diversi nuclei con abitudini e costumi diversi. Il mare parla di sanguinose invasioni di pirati saraceni, che insieme alla malaria, furono la causa dello spostamento di quelle popolazioni verso le alture.

Era all’incirca l’anno 1000 e, secondo la leggenda, a guidare l’esodo delle antiche genti di Davoli verso la salvezza fu una fanciulla di rara bellezza di nome Savina. Durante la risalita, essi decisero di fermarsi in una zona pianeggiante, dove piantarono i loro attendamenti, che rimasero mobili per circa un secolo, fin quando ritennero quei luoghi sicuri abbastanza da iniziare l’edificazione delle prime case dell'attuale borgo.

Quella pianura, che accolse quelle antiche genti, fu chiamata Savino in onore dell’eroica fanciulla che le seppe guidare verso la salvezza. Qui fu eretto anche un tempietto in onore di Sant’Angelo del quale esistono i ruderi e nelle cui vicinanze si trova una fonte detta “Fonte da Savina”.

Col passare dei secoli, il piccolo centro urbano originario si espanse e verso il 1300, col sorgere della prima chiesa di Santa Caterina, acquistò fisionomia e carattere di comunità omogenea. Per secoli, Davoli fu sottoposta al dominio di signorotti locali fino al 1806, data di eversione dalla feudalità.

Ancora oggi il passato rivive per le vie del borgo, trasmettendo fascino e stupore. Soprattutto gli antichi portali sono uno dei tasselli di questo meraviglioso mosaico. Sono 29 quelli censiti e risalgono in larga parte al periodo compreso tra il XVII e il XIX secolo. Il loro stile e i loro motivi decorativi rimandano a quelli di altri portali in pietra presenti in altri borghi del comprensorio ionico catanzarese e sono riconducibili alla scuola di Serra San Bruno, nota per la straordinaria maestria dei suoi scalpellini.

Appena fuori dal centro abitato esiste un’altra suggestiva traccia di un passato lontano. Nel cuore di un bosco di querce e castagni, sulle pendici di una montagna e vicino ad un ruscello, si trova un vecchio mulino ad acqua perfettamente funzionante che, con la semplicità dei suoi ingranaggi, diviene rievocazione della fatica e laboriosità delle genti antiche.

Strettamente legate alle caratteristiche del territorio erano le principali attività produttive tra cui spiccano la gelsi bachicoltura e l’estrazione del quarzo. La prima affonda le sue radici nel periodo bizantino e favorì per secoli il sostentamento delle famiglie contadine, che producevano grandi quantità di bozzoli. Mentre l’estrazione del quarzo conobbe un reale sviluppo solo nel 1935, quando cominciò lo sfruttamento industriale dei giacimenti ad opera della "S.p.A. Davoli Quarzo e Silice”. Ma alla fine della guerra, per vari motivi, la società entrò in crisi e fu costretta a chiudere.

La località “Trono”, denominata terra bianca, è ancora oggi ricca di quarzo, che è stato accertato essere di qualità purissima, senza ferro.

Oltre alle straordinarie caratteristiche di un territorio che non smette di stupire, Davoli possiede un bagaglio di affascinanti tradizioni.

Una di queste è la Naca del Venerdì Santo, una processione religiosa la cui origine risalirebbe al 1600. L’antico rituale ha luogo a partire dalle 22.00 e consiste nella dolente venerazione della statua di Gesù morto, che viene condotta per le vie del paese tra abeti illuminati. Si tratta di un rituale molto sentito anche dai giovani. Infatti sono proprio i ragazzi del luogo che, qualche mese prima della celebrazione, provvedono alla realizzazione dei piccoli lampioni che andranno ad addobbare gli abeti i quali, illuminati conferiranno fascino e magia alla tradizionale processione.

di Angela Rubino | 28 aprile 2016

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