Monasterace

Visita insieme a noi Monasterace, tra i colori della natura , la suggestione della storia e le prelibatezze della gastronomia locale, passando dal panorama del borgo collinare alla suggestione del passato magno-greco della costa.

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La costa ionica calabrese sa regalare luoghi di straordinario incanto, caratterizzati da grandi bellezze e da grandi contrasti legati alla loro storia e anche allo scenario naturalistico. È il caso di Monasterace, una cittadina della provincia di Reggio Calabria, che offre uno spaccato di Calabria tranquilla e appartata, in cui godere del mare verde smeraldo e anche dello scenario suggestivo legato al passato millenario di questi luoghi, tutti da scoprire.

Grazie alle diverse fasi della sua fondazione, Monasterace offre due differenti visioni ai suoi visitatori, che nel cuore del suo centro storico, situato su un’area collinare, respireranno delle atmosfere medievali. Il centro storico di Monasterace si sviluppa attorno ai resti del castello, che insieme alle vestigia di fortificazioni risalenti ai sec. XV e XVI, contribuisce a donare fascino al nucleo abitativo. Suggestivo anche il duomo in stile rinascimentale, dedicato a Sant´Andrea Avellino, patrono del comune, dove sono custodite preziose opere di artisti locali.

Tre chilometri più in là, verso la costa potranno riscoprire la suggestione del periodo magno-greco, legata alla storia dell’antica Kaulon, che corrisponde all’odierna Monasterace Marina. Secondo la leggenda, quest’ultima fu fondata da Caulone, figlio dell’amazzone Cleta, che approdò sulle coste di Monasterace Marina e diede vita alla polis della Magna Grecia.

Osservando e studiando i resti dell’antico nucleo abitativo, si evince che la sua struttura prevedeva l’esistenza di un centro urbano centrale, protetto da mura di cinta e situato sul livello del mare. Al suo interno c’era anche un tempio dorico, del quale ancora oggi sopravvivono le fondamenta. Il centro abitato si estendeva in tutta l’area antistante al tempio, che oggi si trova sotto il livello del mare. Quest’area è stata teatro di straordinari ritrovamenti, tra i quali citiamo quello compiuto nel 2013 dall’archeologo Francesco Cuteri, che con la sua équipe, ha portato alla luce uno dei mosaici più grandi mai rinvenuti, risalenti ad un periodo compreso tra la fine del IV ed i primi decenni del III secolo a. C., che ricopre un'area di circa 35 metri quadrati. L’opera di straordinaria bellezza è stata ritrovata tra le rovine di quella che doveva essere una struttura termale e raffigura dei draghi e dei delfini, un serpente e delle decorazioni floreali e vegetali.

La città di Kaulon venne abbandonata dopo il suo definitivo assoggettamento a Roma, quando sulle aree costiere imperversarono i pirati e si diffusero gravi epidemie di malattie contagiose. I superstiti allora, si insediarono sulle colline e crearono l’odierna Monasterace. La cittadina ha quindi origini medievali e in epoca normanna, fino al 1275, fu un casale del kastron di Stilo, per poi passare sotto l’ordine dei Templari.Durante il dominio degli Angioini, Monasterace venne ceduto a Nicola Caracciolo, fratello del feudatario di Gerace. La cittadina conquistò l’autonomia nel 1807. In seguito, durante il Regno delle due Sicilie, fu inclusa nel circondario di Stilo.

Oltre alle escursioni nel centro storico di Monasterace e presso l’area archeologica di Kaulon, nella cittadina ionica è possibile praticare sport estivi come la vela ed il wind-surf e anche l’archeologia subaquea.

Dal punto di vista gastronomico, Monasterace offre i piatti tipici dei paesi marini delle coste calabresi, come la frittura di “surici” (il pesce pettine), dei pesci che popolano i mari del sud Italia, dalla carne bianchissima e molto gustosa.

Inoltre, è possibile gustare prodotti genuini e dal sapore antico come il pane di grano cotto nel forno a legna e i legumi (ceci, fave, piselli e fagioli) che si coltivano in quest’area e vengono preparati ancora nelle “pignate”, antichi recipienti di terracotta. Ad arricchire la gamma di prodotti locali ci sono poi gli insaccati (salsicce, soppressate, pancetta e capicollo), preparati con l’aggiunta del peperoncino, e le conserve (funghi sott´olio, olive in salamoia, giardiniera, peperoncini ripieni e pomodori essiccati al sole), preparate dalle massaie, seguendo rigorosamente le ricette della tradizione.

Tra i dolci spiccano la ''Pitta di San Martino'': una tortina di pasta frolla il cui impasto è arricchito dall’aggiunta di fichi secchi, mandorle, noci, uva passa, vino cotto, bucce d´arancia, garofano e cannella. Degna di nota, infine è la “cuzzupa'', un dolce a ciambella guarnito con uovo sodo, tipico del periodo pasquale.

di Angela Rubino | 06 aprile 2016

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